Giuseppe-Giacobbe: origine-termine della vita

Giacobbe/Giuseppe: origine/termine storia biblica

Giuseppe non è il IV patriarca Gn 50 racconta i funerali sia del padre che del figlio, certo distanziati nel tempo, Giacobbe muore a 147 anni 47,28 , Giuseppe a 110 50,26.

L’ultimo patriarca muore in una situazione apparentemente tragica e contradditoria. A lui e alla sua stirpe il paese di Canaan è stato promesso, ma lungi dal risiedere in esso a lungo e in pace, Giacobbe trascorre gran parte dei suoi anni – pochi e tristi – fuori di quella terra 47,9 e muore in esilio, in Egitto dove pure la sua discendenza è migrata in cerca di pane. La terra promessa è presente nella sua storia come la “caverna che si trova nel campo di Macpela di fronte a Mamre… cfr Abramo acquistò….come proprietà sepolcrale 49,30. Là erano stati sepolti anche…Abramo, Isacco, Rebecca e Lia. Un luogo in cui anche Giacobbe aspira a poter riposare dopo morto 47,30….Giuseppe a sua volta chiede che , dopo la sua morte, le sue ossa siano portate a riposare nel paese che dio ha promesso con giuramento ad Abramo…50,24-25; Es 13,19; Ebr 11,13-16.

Il midrash giudeo-cristiano, apre esplicitamente la storia dei patriarchi sull’orizzonte NT della Resurrezione, reso concretissimo da quella, ormai compiutasi, del Messia Gesù. La benedizione dei figli di Giuseppe che Giacobbe pronunciò, prima di morire quando “si prostrò appoggiandosi all’estremità del bastone”.

Ebr 11,21 = testimonianza non equivoca del fatto che le promesse del Signore, Dio di…, sono intese come destinate a trasmettersi al popolo, al di là della vicenda terrena de padri e si aprono su un destino di Resurrezione e di Eternità Ebr 11,19-22.

Esiste lettura ambigua di Giuseppe….

Una lectio cristiana non può non tener conto che anche la vicenda di Giuseppe – come Abramo, Isacco, Giacobbe – è una “parabola” piena e reale offerta a noi Ebr 11,19; 1Pt 1,12 che trova il suo “compimento” definitivo e la sua piena storicità in Gesù Messia nel suo ruolo di “Salvatore di Israele e del mondo” Lc 2,11; Gv 3,17; At 1,6.

Ha certamente fatto parte, e in modo liberante, della lectio divina di tutte le scritture, fatta dal risorto ai due discepoli di Emmaus Lc 24,13-35. La fede cristiana nell’ispirazione Scritture non può negligere il fatto che Dio stesso ne è l’autore Spirito che conduce tutti a Gesù Messia e Signore. Di Gesù il Nazoreo – lo si è detto più volte- Giuseppe “il fratello diverso” è una delle più eloquenti figure prof. E anticipatrici.

Chiediamoci allora:è Gesù Messia un uomo dai doppi destini, accogliente e insieme severo, accoglient o severo, simpatico/scostante? Hanno senso simili questioni?

Fin dall’inizio del suo censimento non sono mancati tentativi di ogni genere per ridurre l’unicità o “diversissima singolarità” di Gesù Messia l’Uomo, il Signore e non semplicemente un uomo. Non si può negare che la presentazione NT di Gesù Figlio unico e prediletto del Padre Gv 1,18 ho agapetos – ho monoghenes faccia insospettire certi “umanisti” sempre pronti e presenti in tutte le generazioni per rendere poco “simpatica”. Il potere ha una fama talmente cattiva nella storia umana che per chi resta prigioniero di ideologie populiste sa rendere antipatico persino chi lo amministra bene e a vantaggio di tutti e chi lo ha ricevuto in dono da Dio passando per una cisterna nel deserto, per una prigione egizia o per una morte in croce. Gesù però non teme di dire Mt 28,18