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DOCUMENTI CHE RIFLETTONO DIVERSE ESPERIENZE

Lo scriba ebreo (a cui dobbiamo il Pentateuco nella sua forma attuale) non ha redatto il testo a partire dal nulla. Ha fuso insieme vari documenti scritti, i quali, a loro volta, erano il riflesso di tradizioni + antiche, ognuna con una propria ricchezza.

a) Tradizione “jahvista”

I primi documenti risalgono al X° sec. a Cr. Tutto fa pensare che siano stati redatti alla corte del re Salomone, nel sud del paese. Il redattore si basa su racconti anche + antichi, spesso legati alla regione; a santuari o + semplicemente a curiosità naturali. Ma l’agiografo del X° sec. non si accontenta di accostare l’una all’altra varie tradizioni. Le organizza secondo un preciso filo conduttore, destinato a mettere in evidenza un’idea centrale: quella di un Dio che fa un’alleanza del tutto particolare con il suo popolo e con la famiglia di Davide.

Senza dubbio nel Pentateuco non si tratta ancora di una monarchia, che verrà molto + tardi. Ma quando, per es. il narratore racconta la benedizione di Dio ad Abramo in Gn 12,3, ha già in mente il popolo attuale e i suoi capi, Davide, Salomone e la sua discendenza.

Una tale prospettiva potrebbe essere fonte di particolarismo, se non addirittura di razzismo. Se Dio si è così scelto un gruppo particolare, che ne è degli altri? I testi dei primi cap. Gn che vengono da questo narratore non presentano forse l’umanità che sprofonda nella divisione e nel male (basti pensare per es. Torre di Babele)? In realtà niente di tutto questo. Dio è sempre colui che fa grazia all’uomo. In questo Abramo ( e + tardi la fam. Davidica) non fa che inaugurare una storia della salvezza che riguarda in fondo tutti gli uomini.

Allora il popolo e lo stesso re devono stare in guardia. La promessa divina riguarda primariamente loro, ciò non significa che essa sia pienamente realizzata. E’ aperta su un futuro ancora lontano. Nel frattempo è sempre possibile tradire, e l’autore non si fa scrupolo di manifestare, con i suoi scritti come i patriarchi e lo stesso Mosè siano lontani dall’aver risposto perfettamente alla chiamata di Dio. Israele ha una responsabilità verso tutti gli uomini. Questo va tenuto sempre presente.

Nel racconto antico, Dio è presentato come molto vicino all’uomo, addirittura familiare. Scende

a vedere che cosa succede sulla terra, parla con i suoi amici. Perché aver paura di presentarlo in maniera così umana, se ciò permette di far capire fino a che punto egli si interessi dell’uomo?

Questo Dio ha un nome preciso, molto prima della rivelazione del Sinai. E’ IHWH. Poiché lo chiamano sempre in questo modo, il redattore del X° sec. è oggi indicato con il nome di “jahvista”.

b) La tradizione “elohista”

Il secondo doc. scritto di cui si può individuare l’influsso sulla B. attuale è apparso molto + tardi, probabilmente tra l’850 e il 750 a.C. Proviene dal Nord della Palestina, regione che, a quell’epoca, si era già separata dal Regno di Davide e di Salomone.

Non era + sentito il problema di mettere in risalto la funzione religiosa della famiglia regale. Nel Nord, al contrario, è presente una corrente molto critica rispetto a essa. I personaggi che contano sono i profeti, personalità religiose nate dal popolo e che dispongono di un’autorità a volte molto rilevante su questo o quel gruppo particolare. In tal modo vengono descritti anche Abramo e Mosè.

Il profeta è un intermediario fra Dio e l’uomo. Nel documento del Nord, Dio è infatti presentato come molto lontano dall’uomo. Si manifesta solo indirettamente per mezzo di miracoli o di suoi particolari inviati, angeli o uomini. E’ trascendente. Non gli si può peraltro attribuire fin dal principio i suo vero nome: è semplicemente “Dio” – “Elohim”. Nome dato dal redattore.

L’Elohista è molto legato alle tradizioni particolari locali. Raccontando gli avvenimenti passati, mostra l’origine di certe “devozioni” legate a luoghi precisi. Per questo accentua il carattere miracoloso, meraviglioso di tali avvenimenti.

Gli è estranea la preoccupazione dello Jhavista: fornire un grande affresco spirituale, in cui la storia del popolo di Dio viene a inserirsi all’interno di una visione globale del destino dell’umanità.

Accentua particolarmente la sottolineatura aspetto morale. Si tratta di obbedire a Dio, di temerlo, non per paura ma per rispetto. Perciò è necessario prendere molto sul serio la legge. In questa prospettiva, Israele non è autorizzato a credere di essere automaticamente superiore agli altri. Lo stesso Abramo si è trovato in una situazione molto umiliante nei confronti re pagano Abimelech: spinto dalla paura, gli aveva mentito, costringendo in qualche modo quel re a violare, senza saperlo, una legge importante. Dio stesso ha rivelato la verità a quel pagano in buona fede.

Con ogni probabilità è stato proprio l’”Elohista a riportare il testo del decalogo e del “Codice Alleanza”. Queste 2 raccolte di leggi appartengono alla tradiz. Nord e corrispondono idea chiave: tutta la vita deve svolgersi sotto lo sguardo di Dio.

Ben presto il docum. Eloih. è stato fuso in un tutto unico con il docum. Jahv. Nonostante la divisione del paese in 2 gruppi politici, si conserva la coscienza fondam. Di un comune destino: l tradizione particolare di alcuni diventa allora parte di un’eredità comune. Tale fusione spiega la ripartizione (e volte le versioni un po’ diverse) di certe storie.

Il redattore del nuovo testo non era affatto preoccupato di offrire un racconto perfettamente coerente e materialmente esatto del passato, bensì intendeva permettere a tutti di utilizzare le tradizioni particolari di ciascuno.

c) La tradizione deuteronomista

Di questo documento diremo qui poche cose.

Nel complesso del Pentateuco, si presenta innanzitutto sotto forma unitaria e forma il libro stesso chiamato Dt. Influenza solo in maniera relativa la redazione degli altri libri.

Ha origine nel Nord del paese. Dopo la caduta di Samaria capitale del Regno settentrionale (721 a.C.) si cerca di spiegare come sia stata possibile una simile catastrofe. La riflessione sfocia in una dichiarazione di questo genere: “Mosè ci aveva avvertiti, ci aveva indicato una strada che non abbiamo seguita”.

Ma era ormai troppo tardi per il Nord. Nel Sud, però, il libro che ebbe origine da questa presa di coscienza, provocò un sussulto. Durante il regno di Giosia tra il 640 e il 609, fu ritrovato, dimenticato in un angolo del Tempio di Gerusalemme. Venne allora organizzata una celebrazione eccezionale della pasqua, durante la quale fu riletto pubblicamente. Da allora entrò a far parte della eredità religiosa di Israele.

Il suo influsso andò sempre + aumentando e si continuò a rimaneggiare il testo per arricchirlo, quando la caduta di Gerusalemme e, poi, la deportazione in Babilonia provocarono una nuova e + profonda riflessione.

Il Dt è l’affermazione costantemente ribadita che la fedeltà a Dio suppone l’obbedienza della legge. Non che Dio sia un tiranno esigente! E’, al contrario, un Dio che ama e che, per amore ha scelto il suo popolo e stretto alleanza con lui: E’ quindi necessario essere fedeli alle clausole del contratto!

Questo libro ha un importante aspetto culturale. Insegna come comportarsi davanti a Dio nella preghiera e nelle celebrazioni. Ma contiene anche un vero e proprio codice sociale. Non si può separare la vita profana da quella religiosa: l’una è strettamente legata all’altra.

d) La tradizione sacerdotale

Nel Sud a Gerusalemme vi è anche una tradizione riguardante il culto e la legge. I sacerdoti, custodi del Tempio, hanno un loro punto di vista sulla storia passata e sugli avvenimenti presenti: poiché Dio è santo, il popolo di Dio deve essere santo. Tutto ciò che è avvenuto e avvenne è allora presentato come orientato verso questa conclusione.

La caduta di Gerusalemme e la distruzione del Tempio hanno dato nuovo impulso alla riflessione. Era necessario aiutare il popolo smarrito a trovare alcune regole chiare per vivere nella nuova situazione; e se, per il momento, non era + possibile celebrare il culto, si poteva almeno immaginare ciò che questo culto doveva essere, per rispondere alle aspettative divine.

Globalmente, si intende dare quindi al popolo la coscienza della propria dignità e identità, ricordandogli il fatto che costituisce una comunità di sangue (di qui l’importanza delle genealogie). Gli si ricordano i segni di appartenenza al gruppo: la circoncisione, il sabato. Gli si richiama inoltre alla memoria il passato, insistendo su alcuni fatti che, a cose ormai successe sembrano significativi. Così Abramo è stato innanzitutto straniero nel paese di Canaan. La sua presa di possesso della terra è stata, agli inizi, molto modesta. Per quanto riguarda l’esodo, si è trattato di un avvenimento meraviglioso che nessuno poteva aspettarsi.

Dio ha fatto uscire il suo popolo dall’Egitto come in processione, lo stesso Mar Rosso si è diviso. Non si deve quindi disperare. Al contrario si deve avere una visione aperta del Dio che fa vivere! (e la tradizione sacerdotale è all’origine del primo cap. della Gn in cui si afferma con forza: “Dio disse…. E così avvenne!). Tale percezione molto ricca e molto forte dell’azione divina può ridare coraggio a una comunità in crisi. Ma non trascura peraltro le prescrizioni di dettaglio sulla linea di tutto l’antico culto al Tempio di Gerusalemme, si perfeziona la riduzione di un codice minuzioso di riti concernenti il culto futuro: il Levitico.

e) La Torà, ovvero l’ordinamento della vita

I primi cinque libri della B. costituiscono ciò che il giudaismo chiama la Torà, la legge.

Il termine italiano è però ben lontano dal rendere tutto il significato della parola ebraica.

Essendo essenzialmente giuridico, evoca un’idea di costrizione, ma non quella di senso.

Accettare la Torà significa acconsentire a ordinare la propria vita in funzione di un dio che fa vivere, che libera, che chiama gli uomini a formare un popolo unito, che promette loro un futuro, che gli invita a diventare santi come egli è santo.

Più tardi Gesù dirà di essere venuto a portare a compimento questa Torà e che neppure una sua lettera può essere soppressa. In realtà è venuto a rivelare sua pienezza, che era ancora nascosta.