Diaconia di memoria

Diaconia di memoria

Dt 8,2-6/ Lc 24,6-7/ 2Tm 2,8

Raccontare, mentre si è per via, per svelare il senso di un cammino che- in parte- si è già percorso nella storia, e che-in parte- resta da percorrere ancora. Aprire questo senso all’ intelligenza degli uditori (lettori), affinchè arda loro il cuore nel petto e i loro occhi si aprano a cogliere i segni del Signore, alla sera della giornata vissuta, e si ricordino e lo riconoscano, e ripartano senza indugio per annunciarlo Lc 24,30

Si comprende che ”evangelizzare” sia un’attività completamente diversa dall’ insegnare una dottrina cfr. LEI/Nt dottrina= At9,2

La Bibbia è un’altra cosa dal trattato: la progressività evolutiva del racconto biblico procede in maniera molto differente da un catechismo, che si attiene, in maniera più essenzialistica e definitoria alle ultime formulazioni raggiunte; la morale biblica è una halaka = modo di camminare, di condursi lungo una strada.

Le lectio si interessano ad educare l’uomo di Dio alla giustizia.

Da un certo tempo talvolta le indagini storico critiche soverchiano il messaggio delle Scritture. A volte le scienze umane moderne socio-politico-prsicoanalista-femminista… spingono a interpretare Scritture entro orizzonti alquanto differenti da quelli originari. Quindi l’interesse a moralizzare- teologizzare i dati biblici o a attualizzare, catechizzare, inculturare… prevalgono sul procedere “disinteressato” della narrazione della favola di Dio come è giunta dalla voce dei primi cantastorie.

Tutti i percorsi sono legittimi e a certe condizioni anche fruttuosi.

Essere il più disinteressati possibile, appassionatamente applicati alla parola del Santo, al suo linguaggio, testo-con-testo.

Soprattutto sintonia di fede/preghiera con il popolo che di quella parola ha reso conto letterario nelle sue scritture.

Pur utilizzando, nella loro redazione, tutti gli stili, generi, modi diversi di concepire, di comporre e di scrivere, gli Autori, e il popolo che da millenni la tiene in mano, erano e sono interessati a farsene guidare, per praticare la giustizia, amare le pietà, camminare umilmente con Dio ed essere integri nell’ alleanza con Lui Gen 17,1

La Bibbia ci interessa supremamente, e la teniamo in mano come guida e fonte di consolazione nel cammino della fede, non precipuamente come oggetto di studio. La speranza, infatti, che ci fa perseverare nel procedere nel pellegrinaggio e nella corsa della medesima fede, è ciò che di più prezioso abbiamo in comune con il popolo che ha prodotto l’uno e l’altro Testamento e che da millenni li legge, ne fa memoria, li prega e se ne lascia ispirare.

I loro modi di raccontare ci interessano unicamente per meglio cogliere i contenuti del loro racconto. I raccordi di questo racconto con la storia-archeologia ci interessano meno della loro soggettività di popolo credente in cammino, che è d’altronde più storica e vivente delle reliquie del passato. Noi siamo attenti alla Bibbia come a un libro reso organico dall’ esperienza di preghiera e di prassi di un popolo credente, e non come a un contenitore di notizie da criticare storicamente o letterariamente. La Parola di Dio – Regula fidei et morum- viene cota nei libri ispirati presi nel montaggio sintetico della loro ultima redazione (come libri), non in una scomposizione dei loro componenti….autopsia.