La Genesi

LA GENESI

(Bagot)

Gn libro x del quale alcuni uomini cercarono di decifrare l’impulso che li spinse avanti.

In Palestina, 13 sec. a.C. in un luogo chiamato Sichem si incontrano alcuni clan semiti semi-nomadi, che percorrono il paese alla ricerca di pascoli migliori. Alcuni vengono dal Nord della regione, alcuni dal centro, altri dal Sud. Vi è inoltre un gruppo che arriva dall’Egitto: fuggito alla schiavitù.

Ognuno racconta la propria storia.

La si racconta in maniera strana per noi occidentali del XX° sec. Si parla dell’antenato. Diventa una figura sulla quale si concentrano tutti i ricordi + importanti del clan. Gli si attribuiscono molte e varie avventure, probabilmente accadute in altri tempi e in luoghi diversi dai suoi. A volte gli attribuiscono anche storie mutuate da leggende locali.

Questo antenato non è lo stesso per tutti. Per gli uni è Abramo, per gli altri Isacco, per gli altri ancora un certo Giacobbe, per altri infine Israele. Per mezzo di queste storie ognuno descrive indirettamente le proprie difficoltà, le proprie speranze. Si riusciranno a trovare buoni pascoli, in questo paese che li vede stranieri? E’ duro essere sempre in cammino. Ma una voce interiore spinge ad avanzare.

E’ il Dio dell’antenato che parla! E’ presente, cammina con ogni gruppo, lo accompagna lungo la strada.

A dire il vero in quel paese hanno incontrato altri dei: quelli dei cananei. Ma si tratta di dei sedentari, legati a determinati santuari. Fra essi spicca un certo El. Lo si ritrova in tutto il paese anche se con diversi appellativi. A Sichem è El Berit, dio dell’alleanza. A Gerusalemme + a sud è El Elyon, l’altissimo. A Mamre, la cui leggenda locale narra che è apparso assieme a due esseri celesti, è El Schaddai, il Dio della montagna. A Bersabes, ai confini con il deserto è El Olam, l’eterno.

Ma si tratta dello stesso Dio o sono + dei. Il termine ebraico Elohim, con cui in seguito si designerà l’unico Dio, è certamente una traccia di questo interrogativo primitivo, dato che si tratta in realtà di un termine plurale.

Vi è inoltre il Dio scoperto dai clan che sono tornati dall’Egitto. Là si chiama JHWH. E’ stato lui a dire di uscire dal paese di schiavitù, promettendo al suo popolo una terra.

Stupore. Questo Dio che promette a tutti la stessa terra cosa è il medesimo Dio. E’ l’unico. E’ stato lui che un tempo, ha parlato all’antenato, suggerendo di dirigersi verso la terra di Canaan. E’ lui che abita all’interno di tutti i clan. Non si tratta di un Dio lontano, mitico. E’ un Dio di cui si scorge una traccia molto precisa nell’impulso che anima tutte le tribù, le quali all’improvviso si scoprono sorelle.

Questo incontro di tutti i clan ebrei è narrato nel cap. 24 del libro di Giosuè. In quel giorno ha incominciato a nascere un popolo. La storia particolare di ogni gruppo diventa la storia comune. Si armonizzano e si coordinano vari racconti che all’inizio non avevano alcun legame. I patriarchi diventano parenti stretti, discendenti di una stessa famiglia; Giacobbe si fonde con Israele. Si riconosce in JHWH il nome vero di Dio e a un tratto tutti percepiscono la loro storia in ciò che narra il clan proveniente dall’Egitto.

Tale storia comune costituisce il punto di partenza della Bibbia. Quella degli Antenati, dei patriarchi, diventa il nucleo della Genesi. Attraverso essa, si tenta di decifrare il senso di quello slancio che spinge questi nomadi verso la loro terra.

Come fu scritto il testo attuale del Genesi

3 secoli dopo, alla corte del re Salomone: l’antica federazione di tribù si è impadronita del paese.

Si è trasformato in regno. Ci si è impossessati di Gerusalemme ove fu costruito un Tempio per JHWH. Come non considerare da un nuovo punto di vista gli antichi racconti di un tempo? Ciò che Dio allora prometteva non si è forse realizzato oggi? Ma la realtà odierna non è anche l’annuncio di una futura? Ancora + ricca?

Un uomo medita su tutto questo. Un uomo che oggi viene designato con il nome di Jahvista, perché parla di Dio chiamandolo sempre JHWH. Scrive la prima versione del libro del gruppo, della Genesi. Lega finalmente fra di loro tutte le tradizioni, le unisce in un’unica storia che esprime la progressiva scoperta di Dio.

Ma va oltre la storia ancora limitata dei clan patriarcali.

Per lui, il Dio che il popolo ebraico ha scoperto è il Dio di tutti gli uomini, e il desiderio di arrivare in una terra ubertosa è un desiderio simbolico di attesa universale. L’uomo è alla ricerca di un luogo di pace e di comunione per tutti.

Un mito mesopotamico narra come un antico eroe, Gilgamesh, parta alla ricerca del luogo in cui otterrà l’immortalità. Ma, al termine di tutte le sue meravigliose avventure, scopre che questo luogo non esiste. Lo Jahwista utilizza questo antico racconto. Ma lo trasforma per dire una cosa del tutto diversa: il “paradiso” non viene negato. L’uomo l’ha perduto per colpa sua, per la sua presunzione di diventare Dio. E per ritrovarlo deve ora mettersi in cammino.

La sua strada, la storia, ha innanzitutto una continua degradazione, che porta a dolorose catastrofi. Tuttavia resta sempre uno spiraglio aperto sul futuro, perché Dio non abbandona l’uomo. E già lo dimostra garantendo l’ordine della natura. Lo manifesta soprattutto intervenendo nella storia. La vocazione di Abramo è l’inizio di una risalita verso il luogo meraviglioso che si profila all’orizzonte.

I primi 11 cap. Gn., che trattano di tutto questo, ci propongono quindi una storia delle origini dell’uomo molto + significativa di quella scoperta da alcuni studiosi alla ricerca tracce nostri antenati. Ci raccontano la vera storia dell’uomo che cerca la propria umanità, cioè del suo vero rapporto col mondo, con gli altri, con Dio. Lo Jahwista non dice tutto, la meditazione cui dà inizio va sempre + approfondendosi. Molti sec. + tardi, la sua riflessione verrà fusa con quella di un uomo del Nord – l’Elohista. Poi nasceranno nuove prove, che richiederanno una nuova comprensione del passato lontano. Al tempo dell’esilio, quando il regno promesso appare definitivamente perduto, bisognerà guardare ancora + lontano di quanto poteva fare lo Jahwista. Solo in quel momento alcuni sacerdoti giudei potranno giungere a una visione cosmica dell’universo e descriveranno il Dio creatore di tutte le cose (Gn. 1, 1 sg). Sulla base della loro esperienza, narreranno in un modo nuovo la storia dei Patriarchi per mettere in luce una verità fondamentale: l’umanità è un’unica realtà in cammino verso Dio, verso un’alleanza eterna con lui e, insieme, verso un’unità ritrovata per tutti gli uomini. Per i cristiani non si è ancora giunti al termine, riconoscono, nella loro fede, in Gesù colui che rivela il senso ultimo di questa storia. Commentando la vita dei Patriarchi il redatt. Ebrei 12, 1 sg. conclude: “Anche noi dunque , circondati nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso….corriamo, tenendo sguardo fisso in Gesù, autore e perfezionatore della fede.”