La prima sorgente del peccato

La prima sorgente del peccato

La perdita del Timor di Dio – Gn 3

Gn 3 simboleggia il peccato quale violazione dell’ospitalità offerta all’uomo dal Signore Dio nel suo giardino. Pretendendo di impossessarsi, con le proprie forze, della Chiave di ogni sapere e potere- e dunque del magico effetto della felicità- rappresentata dal frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, l’uomo e la donna pretendono di farsi come Dio e di trasformare, quindi, il dono di Dio nell’oggetto di una loro ambiziosa pretesa…autonoma conquista. Distruggono così la loro relazione di ospitalità amicale con il Signore. Se lo potesse il peccato ucciderebbe Dio, e difatti, non appena nella carne del Figlio, Dio diventerà capace di morire il peccato lo ucciderà Lc 22,3-53; Gv 8,44.

Mentre fuggono da Dio Gn 3,8-10, poi, l’uomo e la donna fuggono anche da se stessi in quanto l’uno/ si rispecchia nell’altra/o. Avvertono la loro nudità in maniera nuova, come il segno di una sfiducia reciproca e come una fragilità pericolosa in un mondo in cui, se ci si fida, ci si può ingannare reciprocamente. Per difendersi, allora, essi si nascondono, l’uno/a agli occhi dell’altra/o. 37.

L’uomo e la donna, inoltre, perdono la chiave della retta e giusta interpretazione del mondo-giardino. Dal luogo destinato a rivelare la gloria di Dio (Gb 38-40; Sal 104;147) il creato viene saccheggiato per nascondersi, e così ne viene oscurato e deviato il messaggio.

La verità è soffocata nell’ingiustizia della menzogna, con cui la creatura ribelle si autolesiona Rom1,18-32

Tutto questo avviene prima che il Signore si presenti, alla brezza del giorno 3,8. Le tragiche conseguenze del peccato infatti non provengono da un’attività positivamente positiva di Dio, bensì dalla dinamica intrinseca di una creazione ben fatta e ordinata, che non può essere violata impunemente e interpretata insensatamente. Rom 8,20-30.

L’intervento e la sentenza del Signore Dio nei confronti del serpente, della donna, dell’uomo 3,9-19 lungi dall’essere una “condanna” e una “maledizione” da parte del Signore “benedetto e

continuamente benedicente” (Dio non condanna nessuno), è una dichiarazione che sanziona la condanna che le creature, peccando, si sono già inflitte, la maledizione in cui sono già incorse Gv 3,16-2 ; 12,40-50 (in ebraico è omesso il verbo essere … un “Maledetto ormai sei tu; maledetto ormai è il suolo).

= Divina dichiarazione che insieme avverte i peccatori e rivela loro tutto lo spessore e le conseguenze distruttive del peccato commesso, del quale essi, pur rimanendone responsabili, non hanno potuto pesare tutta la malizia diabolica Lc 23,34; At 3,17; 1 Cor 2,8.

Quelle conseguenze, poi – lo strisciare sul ventre, mangiare polvere, per il serpente: i dolori della gravidanza e del parto, per la donna, come pure l’attrazione-sopraffazione reciproche fra lei e l’uomo; l’ingrata infecondità della terra, la fatica, il sudore del lavoro, la finale destinazione alla morte per l’uomo-non vanno intese come “novità” che si aggiungerebbero alle precedenti condizioni di creazione, bensì come cambiamento di senso e di valutazione di realtà per se’ preesistenti, ma diversamente interpretabili : un segno negativo che sopravviene a ciascuno dei colpevoli nel campo che gli è proprio.

Ormai il mondo-giardino è diventato un deserto. E’ questo infatti, il mondo reale con cui il popolo della Bibbia deve fare i conti 3,22-24 e di fronte al quale l’autore dl racconto genesiaco si è posto fin dall’inizio, il problema dell’origine del male presente intorno a lui.

Il Signore però fa pure qc si suo di fronte al peccato e all’inquinamento della sua creazione.

A lunga scadenza predice la vittoria della stirpe della donna su quella del “serpente” 3,15. Immediatamente, poi fa delle tuniche di pelle, con cui riveste e protegge le nudità della donna 3,21. La parola e il gesto redentivo di Dio trovano un eco nella speranza dell’uomo, il quale allora chiama donna chawwah=madre dei viventi, proprio nel giorno in cui la morte entra nel mondo per l’invidia del diavolo Sap 2,24.

Gn 3 offre cosi in 5 punti il quadro più completo e profondo della rivelazione biblica sul peccato:

  • La tentazione che mina nella creatura il timore del Signore Dio e la fede nella sua parola
  • La caduta
  • La punizione del peccato nelle sue conseguenze intrinseche che precedono ogni sanzione da parte del Signore
  • La dichiarazione con cui il Signore Dio sanziona l’accaduto e ne rivela tutta l’ampiezza e la profondità’- mistero dell’iniquità 2 Tes 2,7-12
  • La promessa di salvezza e la gratuita iniziativa riparatrice del Signore.

Questo schema rimane in ogni ulteriore racconto di peccato