Il diluvio

Il diluvio: proliferazione dinamica del peccato e inquinamento globale del Creato 6,1-9,17

Il triplice modello di peccato come in – giustizia nei confronti del creato buono/bello di Dio, è arricchito, in Gn 5,3-32 dalla lista dei patriarchi prediluviani, l’età dei quali decresce anche nella discendenza buona di Set: Adamo muore a 930 anni; Set a 912; Enos a 905; Lamech a 777…Abramo a 175 25,7; Isacco a 180 35,28; Giacobbe a 147 47,28; Giuseppe a 110 50,26. Si giunge così, più o meno, all’età delle generazioni che hanno fissato le tradizioni bibliche.

Il decrescere e regredire della vita umana, però, viene attribuito dalla Bibbia alla prolificazione dinamica del peccato 6,3. Peccando l’umanità si autodistrugge; una conferma del fatto che la “pena-punizione” del peccato viene sul peccator, non direttamente da Dio ma dal peccato stesso.

Nella lista dei patriarchi prediluviani si presterà attenzione al caso singolare di Enoch 5,18-27, figlio di

Jared=discesa 962 anni, e padre di Matusalemme 969, “settimo dopo Adamo” da Gd 14. Tra il padre e il figlio (i più longevi della serie) Enoch vive una vita eccezionalmente breve 365 anni, ma piena come il numero dei giorni anno solare. Bisogna considerare, poi, che la vita di un padre continua in quella del primogenito. Enoch “cammina con Dio” (vv 22.24 Halakah = condursi /e a lui gradito, non conobbe la morte, perchè Dio “lo prese” (in alto lo assunse) come poi sarà Elia 2 Re 2,11-12; come già Set ed Enos 4,25-26 e Noè 5,29; Enoch è un altro segno di speranza all’interno umanità decaduta, sotto la maledizione Sir 44,16; Gb 11,5.

A lui si riferisce probabilmente Lc con la sua teologia dell’ “Assunzione” (analempsis) di Gesù il Messia in cammino (poremomemis), il F. assunto dal Padre da Yefaret a Gerusalemme e al cielo Lc 9,51; At 1,9. 10-11

Anche Dio quando termina di parlare con l’uomo “si congeda da lui salendo in alto Gn 17,22; 35,13 Gdc 13,20.

Dentro alla prolificazione universale del peccato e delle sue conseguenze – che giunge a diventare un regno ed un’economia globale (Gesù parlerà di “impero delle tenebre” Lc 22,53 – viene dedicato, in Gn 6,1-9,17 l’intero ciclo di racconti sul diluvio.

Il tema del diluvio appartiene ad una ricca e varia eredità della storia, della leggenda, letteratura, miti Medio Orientale, e l’ispirazione divina delle Scritture bibliche, con l’inserzione di questo ciclo narrativo nella Torah di Israele, ne ha fatto un cap. dell’insegnamento teologico sull’origine dell’inquinamento del creato sulla sua prolificazione dilagante e sul conseguente regresso del mondo da cosmo terrestre a caos acquatico e fangoso (cfr 1,1 dal caos al cosmo…)

Meglio che il solo racconto di Gn 3, il grande ciclo del diluvio converrebbe forse per illustrare biblicamente l’insegnamento dogmatico cattolico sul “peccato originale”.

Anche nel ciclo diluviale del peccato umano, che rischia di sommergere il mondo, è possibile rintracciare i 5 tempi dell’insegnamento biblico

  • Tentazione e caduta a (e) b
  • La vera punizione c d e

AB : Tentazione e caduta 6,1-6, 11-12. I figli di dio e le figlie degli uomini infrangono la separazione naturale stabilita dal Creatore tra i livelli del creato: qui una specie di empia magia mescola l’umano e il divino, nella tentazione arrogante di strumentalizzare il divino e farlo servire a produrre un gigantismo immanentistico e autonomo delle creature che pretendono di fare a meno del Creatore e dell’ordine stabilito. Cfr “ i giganti…gli eroi dell’antichità, uomini famosi 6,7; “alti di statura, esperti nella guerra” Bar 3,26, che, ribelli a causa della loro forza Sir 16,7 perirono per la loro insipienza Bar 3,27-28.

CDE : La vera punizione del sacrilegio è in atto, da tempo, nella confusione morale, nel montare della malvagità e della perversione che la magia empia e sacrilega ha prodotto, fino al culmine, in tutte le coscienze e nella condotta universale degli uomini, prima ancora che il Signore intervenga Gn 6,5.11-12.

Tale diluvio morale, infatti, non viene da Dio, ma al contrario a lui si impone, fino a farlo “pentire”, di aver creato l’uomo. Lo straripamento del diluvio morale anche nell’ordine fisico, nel diluvio d’acqua, è una conseguenza inevitabile, un fenomeno ecologico quasi “sacramentale” di esplosione ambientale, di cui anche ai nostri giorni non mancano degli esempi impressionanti nell’inquinamento…epidemia AIDS…

La narrazione biblica è su questo punto molto efficace altamente poetica e drammatica, più di ogni manuale catechistico. A una prima lettura sembra che, di fronte alla corruzione universale, Dio si comporti come uno schizofrenico esagitato. Pentito di aver fatto l’uomo, che si è rivelato un autentico “guastatore” della sua creazione 6,6 egli progetterebbe di sterminare tutti i viventi 6,7 .13.17; 7,4. Non cede, però, a questa tentazione, e “inventa” Noè 6,8: “non si trova grazia al cospetto del Signore” senza che sia egli il primo a creare qu che gli piaccia come in Lc 1,30; Gn 18,16-33; Is 52,13-53; Ger 5,1; Mt 1,21.

Con Noè il Signore progetta pure la sua Arca, dove intende conservare in vita tutte le specie viventi appartenenti alla prima creazione: non solo le 7 paia di animali mondi, ma pure un paio di animali non mondi 6,13-7,3.

Lungi però da essere uno scontato discorso schizofrenico, quello di Dio corrisponde al terzo, quarto e quinto momento dello schema del peccato, rivelato in Gen 3. E’ chiaro, infatti, che tra quella di distruggere l’umanità con il diluvio d’acqua e quella di salvare tutte le specie viventi, benedette dal Creatore-compresi uomini e donne-la volontà vera del Signore è quella di salvare tutti da una distruzione che, dunque, si impone a lui stesso, come ineludibile conseguenza del diluvio morale, di cui gli uomini-e non Dio-portano tutta la responsabilità. III punto

Il discorso di Dio rivela, infatti, la connessione necessaria fra i due diluvi, e sanziona ii fatti già prodottisi e quelli che stanno per prodursi. IV punto

L’ultima mossa di Dio poi è una trovata di salvezza: Noè e la sua arca. V punto

Noè è l’uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei che, come Enoch “cammina con Dio” 6,9 (gli unici di cui la Bibbia dica questo!). Di lui si ripete infatti il ritornello:” Noè eseguì tutto, come Dio gli aveva comandato così fece” 6,22 cfr 7,5.9.16; 8,18. L’obbedienza di Noè risalta tra l’altro, nel fatto che, mentre fa tutto come Dio gli ha comandato, è il Signore che chiude la porta dell’arca dietro di lui 7,16.

La tradizione ebraica moltiplica gli elogi di Noè Sir 44,17-18. Al peccato di Caino che sommerse la terra, la sapienza divina rispose “salvandola pilotando il giusto e per mezzo di un semplice legno” Sap 10,4. Anche il NT celebra Noè quale “erede della giustizia secondo la fede” Eb 11,7 e quale banditore di giustizia 2 Pt 2,5.

E’ naturale che già i primi cristiani abbiano letto Noè e la sua arca come profezia di Gesù e della sua Chiesa cfr alcune catacombe romane.

Noè è l’uomo di “alleanze eterne”. Con lui simbolo rappresentante dell’intera umanità post-diluviana, si introduce un secondo movimento nella sinfonia della creazione, quello dell’alleanza e del suo segno-sacramento, l’arcobaleno 8,15-9,17. Con essa all’analogia originaria della creazione come “generazione” subentra la figura del patto tra adulti 2,16-17, con tutte le sue possibili connotazioni interpersonali che la storia andrà rivelando progressivamente. Dio è ormai l’eterno alleato dell’uomo e della terra: ubriacature sulle possibilità dell’umanità, apparentemente illimitate, invece di diffondere un senso di sicurezza, vanno spargendo fra noi paura e terrore, al pensiero che l’uomo sia capace di distruggere il mondo la creazione è di Dio. Certo lo schema presente del mondo (“questo” mondo) passerà (1 Cor 7,31), ma non l’universo fatto da Dio. L’ultimo arcobaleno-sacramento dell’alleanza eterna di Dio con la terra è il corpo glorioso e risorto dell’ultimo Noè: Gesù Messia Rom 6,4-5; 1 Cor 15,20-24