Interrogativo sulla Bibbia

A. J. Heschel

L’interrogativo sulla B. è un interrogativo sul mondo. E’ un interrogativo ultimo. Se Dio non aveva niente a che fare con i profeti, non aveva niente a che fare con l’umanità. E se aveva a che fare con i profeti, allora essi non erano né bugiardi, né impostori.

Noi continuiamo a insistere nei nostri schemi, a porre la nostra vita come modello e misura di ciò che i profeti poterono conseguire. Non contrapponiamo alla parola dei prof. le nostre affermazioni: che Dio non può mai giungere a un orecchio, che egli non si chinerà mai ad accendere una parola nell’umano. Ma questo è il principio degli sciocchi: ciò che io non posso conseguire, non lo possono conseguire neppure gli altri. L’uomo comune non costituisce la misura.

Non è conquista dell’uomo ciò che stiamo indagando. Si tratta di qc in cui fu attiva la potenza di Dio.

Non abbiamo il diritto di dire che Dio deve conformarsi ai nostri modelli. La banalità delle nostre teorie non devono decidere i grandi problemi. Fra Dio e l’uomo accadono molte cose a cui gli studiosi non si sono mai sognati di pensare. Forse che la psicologia stabilisce la validità delle leggi matematiche? O la storia procede come vorrebbe la logica?

Il posto della Bibbia nel mondo.

Qual è il suoi posto? E’ letteratura? “La bellezza è vana” sarà lodata per l’arte? Che direbbero Mosè o Is di questa lode? Che direbbe Einstein se il suo libro fosse lodato per la bella scrittura? L’essenza dell’oceano è la bellezza? Tutti abbiamo bisogno di bellezza. Ma noi crediamo che l’anima abbia bisogno di consacrazione: per raggiungere questo scopo dobbiamo rivolgerci alla B. Vi sono molte letterature, ma solo una B. La B. è una risposta all’interrogativo: come santificare la vita. E se non sentiamo il bisogno della santificazione, dimostriamo solo che la B. è indispensabile. Perché è la B. che ci insegna a sentire il bisogno di santificazione.

Ciò che fece la Bibbia.

Ricordiamo alcune delle molte cose.

Ha mostrato all’uomo la sua indipendenza dalla natura, la sua superiorità alle condizioni e lo ha invitato a rendersi conto delle straordinarie implicazioni dei singoli atti. Non solo le stelle, ma anche gli atti degli uomini compiono un percorso che o riflette o perverte un pensiero di Dio. Il nostro grado di apprezzamento della B. è pertanto determinato dal nostro grado di sensibilità alla divina dignità degli atti umani. L’intuizione delle implicazioni divine contenute in una vita umana costituisce il caratteristico messaggio della B.

La B. ha infranto l’illusione che l’uomo aveva di essere solo. Il Sinai interruppe il silenzio cosmico che colma il nostro sangue di disperazione. Dio non è indifferente alle nostre grida; egli non è solo un modello, ma una potenza, e la vita è una risposta, non un soliloquio.

La B. mostra il comportamento di Dio verso l’uomo e quello dell’uomo verso Dio. Contiene le lamentele di Dio contro i malvagi come pure il grido dell’afflitto, che chiede giustizia a Dio.

E vi sono anche nelle sue pagine i segni dell’incredibile insensibilità e ostinazione dell’uomo, della sua immensa capacità di provocare la propria rovina e insieme la promessa che al di là di ogni male vi è la compassione di Dio.

Chi cerca risposta a “che cos’è la vita”? la troverà nella B.: il destino dell’uomo è quello di essere un compagno + che un padrone. Vi è un compito, una legge, e una via: il compito è la redenzione, la legge = fare giustizia e amare la misericordia, e la via = segreto di essere umani e santi.

La B. ci offre la sola speranza: la storia è una via tortuosa per l’avanzare del Messia.

Parole indispensabili.

Parole severe e gentili, strazianti e salutari.

Una verità così universale: Dio è uno.

Un pensiero così consolante: Dio è con noi nella miseria.

Una responsabilità così soverchiante: il suo nome può essere profanato.

Una mappa del tempo: dalla creazione alla redenzione.

Pietre miliari lungo la strada: il Settimo giorno.

Un’offerta: la contrizione del cuore.

Un’utopia: se tutti gli uomini fossero profeti Nm 11,24.

L’intuizione: l’uomo vive per la sua fedeltà,

la sua casa è nel tempo e

la sua sostanza è negli atti.

Un modello così audace: siate santi.

Un comandamento così temerario: ama il prossimo tuo come te stesso.

Un fatto così sublime: il pathos umano e divino possono accordarsi.

E un dono così immeritato: la capacità di pentirsi.

La B. è il + grande privilegio dell’uomo. E’ insieme così distante e diretta, categorica nelle sue richieste e piena di compassione nel comprendere la situazione umana. Ama e rispetta la vita dell’uomo. Racconta la sua vera condizione e la sua gloria, la sua agonia e le sue gioie, la sua miseria e la sua speranza.

Ha le parole che sgomentano il colpevole e la promessa che sostiene l’infelice.

La B. non è un fine ma un inizio: è un precedente, non una storia. Per quanto sia immessa in una situazione storica particolare, ciò non le ha impedito di essere eterna. Non è un’epica sulla vita degli eroi, ma la storia di ogni uomo in tutti i luoghi e tutti i tempi. Suo argomento è il mondo e la storia tutta, poiché contiene il modello della costituzione di una umanità unita e insieme la guida per realizzare questa unione. Mostra la via alle nazioni come pure agli individui. Continua a spargere semi di giustizia e compassione, ad echeggiare il grido che Dio rivolge al mondo e a penetrare la corazza di insensibilità dell’uomo.

L’onnipotenza della Bibbia.

Non è sempre percettibile, ma è il grande miracolo della storia. Come Dio, essa è spesso abusata e distorta dagli spiriti impuri, ma la sua capacità di sostenere i peggiori attacchi è illimitata. Il vigore e la veracità delle sue idee rimangono percettibili sotto la ruggine di 2 millenni di discussioni e di dogmi; non viene meno nonostante la teologia, né crolla sotto l’abuso. La B. è il perenne moto dello Spirito, un oceano di significato.

Non vi è dimostrazione + grave della ottusità spirituale dell’uomo che la sua insensibilità alla B. “Una nave che appare ampia nel fiume sembra minuscola nell’oceano”. La grandezza della B., al contrario, diventa + manifesta quando è studiata nella cornice della scuola universale, e la sua maestosità aumenta con la familiarità del lettore.

Irrefutabilmente, indistruttibilmente, mai logorata dal tempo, la B. vaga per i secoli, dandosi con facilità a tutti gli uomini, come se appartenesse a ogni anima della terra. Parla in ogni lingua e in ogni tempo. Giova a tutte le arti e non compete con esse. Noi tutti attingiamo a lei, essa rimane pura, inesauribile, completa. In 3000 anni non è invecchiata di un giorno. Non può morire. In realtà è ancora all’inizio della sua carriera, poiché il vero significato del suo contenuto ha toccato appena la soglia della nostra mente; come un oceano sul cui fondo giacciono ancora infinite perle che attendono di essere scoperte, il suo spirito deve essere ancora svelato. Benché le sue parole sembrino semplici e il suo idioma trasparente, significati inosservati, allusioni impensate scaturiscono continuamente. Più di 2000 anni di letture e di ricerche non sono riusciti a esplorarne il vero significato. Oggi è come se non fosse mai stata toccata, mai vista, come se non avessimo neppure cominciato a leggerla.

Il suo spirito è troppo grande perché una sola generazione lo possa sostenere. Le sue parole rivelano più di quello che possiamo assorbire. Noi generalmente ci limitiamo a compiere il tentativo di appropriarci di alcuni singoli versi, cosicché il nostro spirito diventa sinonimo di n passo.

Is 40,6-7,8. Mai prima né dopo di allora è stata fatta una simile rivendicazione. Non è forse vera?

La parola detta al popolo di Israele non è forse penetrata in tutti gli angoli del mondo? In verità innumerevoli culti, stati, imperi sono passati come l’erba, “ma la parola del nostro Dio sussiste in eterno”. Nei momenti in cui falliscono tutti – sacerdoti, filosofi, scienziati – solo i profeti rimangono.

Prezioso a Dio.

La saggezza della B. non è in conflitto con le conquiste mente umana. Esente da qualsiasi traccia di interessi acquisiti, di classe o di nazione; priva di qualsiasi riguardo per le persone, si tratti di Mosè o David; non costretta da falsa deferenza verso una qualsiasi istituzione – Stato di Giuda – Tempio. Il suo scopo non è quello di registrare la storia, quanto di registrare l’incontro del divino e dell’umano nel piano dell’esistenza corretta. Schiude all’uomo una comprensione di ciò che significa Dio, di come si debba conseguire la santità attraverso la giustizia. Soprattutto non cessa mai di proclamare che il culto di Dio senza la giustizia verso l’uomo è un sacrilegio; che mentre il problema dell’uomo è Dio, il problema di Dio è l’uomo.

Santità nelle parole.

Per l’uomo del nostro tempo non vi è nulla di così familiare e banale come le parole. Di tutte le cose esse sono le + a buon mercato, le + abusate le meno stimate. Sono oggetto di continua profanazione. Noi tutti viviamo, pensiamo e sentiamo in esse, ma non riuscendo a sostenerne la dignità indipendente, a rigettarne il potere e il peso diventano evasive, ambigue: una manciata di polvere. Quando ci troviamo dinanzi alla B., le cui parole sono come dimore fatte di roccia, non sappiamo trovare la porta.

Perché la luce di Dio è stata data in forma di linguaggio? Come è concepibile che il divino sia contenuto in vasi così fragili come le consonanti e le vocali? Questa domanda denuncia il peccato del nostro tempo: quello di trattare alla leggera l’etere che porta i flutti luminosi dello spirito. Che cos’altro è capace al mondo di avvicinare gli uomini? Di tutte le cose sulla terra, solo le parole non muoiono mai. Esse hanno così poca sostanza e così grande significato.

La B. non si occupa della divinità, ma dell’umanità. Rivolgendosi a esseri umani e parlando di cose umane ha usato la lingua dell’uomo. Eppure è come se Dio avesse preso queste parole ebraiche e le avesse rivestite della sua potenza.

Israele come dimostrazione.

L’ebraismo è la religione di un popolo. Senza uguali fu l’ingresso della santità nella vita di tutto Israele e il fatto che la profezia venisse trasferita nella storia concreta, invece di essere una esperienza privata di individui. La rivelaz. Biblica non avvenne a vantaggio dei profeti ma per il bene di Israele e di tutti gli uomini.

In quasi ogni religione sono sacri esseri, oggetti, luoghi, azioni. Tuttavia l’idea della santità di un popolo, di Israele come popolo santo, è senza uguali nella storia umana.

Fra tutte le nazioni, un popolo oscuro, politicamente insignificante acquisì la capacità di parlare per le anime di tutti gli uomini del mondo occidentale.

Il miracolo di Israele, della sua esistenza, la sopravvivenza della santità nella storia di questo popolo è una continua verifica del miracolo della B.. Chr. Fuertegott Gellert, quando Federico il Grande gli domandò “Herr Professor, datemi una prova della B., ma in breve, perché ho poco tempo” rispose: “Maestà, gli ebrei”.

Non per una prova.

Non cercare la firma, guardare il quadro. La B. è testimone di se stessa. Nel corso dei secoli si è qualificata come voce di Dio. Se mai vi fu una cosa al mondo che meritò l’attributo divino, è la B. Vi sono molti libri su Dio: la B. è il libri di Dio. Svelando l’amore di Dio per l’uomo, ha aperto i nostri occhi perché vedano l’unità di ciò che ha significato per l’umanità e che è sacro per Dio, mostrandoci come rendere santa non solo la vita dell’individuo, ma una nazione. Offre una sempre nuova promessa.

Noi non accettiamo la parola di Dio per la prova numero 1, 2, 3….l’accettiamo perché nell’accostarsi ad essa le nostre splendide idee impallidiscono, perché anche delle prove indiscutibili appaiono grossolane di fronte alle parole profetiche. Noi non decidiamo di rivolgerci alla B. per delle ragioni; ci rivolgiamo alla B. per trovare un significato per l’esistenza, che dia fermezza alle nostre ragioni.

E’ possibile che sia un grande inganno?

La Bibbia ha avuto origine o in una bugia o in un atto di Dio. Se la B. è un inganno, allora il diavolo è onnipotente e non vi è speranza di conseguire mai la verità, nessuna fiducia nello spirito; il nostro stesso pensare sarebbe inutile e i nostri sforzi vani. In ultima analisi noi non accettiamo la B. per delle ragioni, ma perché se la B. è una bugia tutte le ragioni sono un inganno.